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INFO

In seguito a lunghe e appassionanti improvvisazioni di djembe, dun dun e chitarra elettrica, Alessandro, Deisy, Arianna e Ringo, in una sala prove della semiperiferia nord-ovest di Milano, danno vita al gruppo Duna che nasce a fine 2010 inizio 2011.

Dopo aver fissato alcuni canovacci musicali il gruppo si amplia con l ‘ingresso di Rolly e Claudio ed il suono diventa più ampio e solido. Solo qualche mese più tardi il gruppo incide e stampa gli otto brani creati, registrando con Luca Ciffo dei Fuzz Orchestra, nasce così il loro primo disco omonimo.

Cascina Torchiera, Barrio’s Caffè , Cascina Sella Nuova, Radio Popolare e Arci Biko sono gli sfondi delle prime esibizioni live del gruppo che nel frattempo continua a produrre suoni e idee nuove caratterizzate anche dall’arrivo delle tastiere di Tommi che contribuiscono a creare atmosfere sempre più psichedeliche  pur mantenendo il timbro percussivo africano  che distingue il gruppo.

Tra il 2013 e il 2014 i Duna danno vita a nuovi brani e nel 2014 iniziano a registrare il loro secondo album Balena che verrà stampato all’inizio del 2015.

Alessandro - si occupa delle note basse e del dundun. Pacifico

 

Claudio - con le timbales e il dundun riempie e dà forma al tutto. Avvolgente

 

Deisy -  datele qualsiasi cosa, la trasformerà in ritmo.Dundun e djembe. Gagliarda

 

Ringo - chitarrista imprevedibile, vi porterà in luoghi mai visitati prima. Creativo

 

Rolly- detto anche "il coach”, con i suoi sonagli e le sue percussioni minori dona colore e ritmo al gruppo. Mentore

 

Tommi- tastierista e darbouka, dà alla band un suono frizzante. Riformatore

Copertina album "Duna" realizzata da Stefano Papazian

Recensione dell'album DUNA di Riccardo Nicolello, collaboratore di Rockit.it 

I Duna, nel loro primo disco omonimo, riescono ad esprimere contemporaneamente una buona aggressività e un'animo più rilassato e leggero. Siamo in zona afro, con percussioni che sanno essere incisive ma anche cullarti; aggiungete una chitarra sporca e grezza, così distante dai ritmi calmi in sottofondo, e avrete la psichedelia. Brani come "J.Livingstone", "Tekno" e "La danza dello schiavo Conan" ti fanno immaginare i Doors, il deserto nei dintorni di Los Angeles, e altri tipi di visioni.  La chitarra è penetrante, molto più rock'n'roll di quanto avevi pensato, riesce a dare un taglio più incisivo al tutto, è ipnotica, ripetitiva, e l'apice lo raggiunge in El Sombrero (3 minuti quasi sempre sullo stesso riff). I brani sono affascinanti, la band sa suonare, non c'è dubbio. Resta una sensazione di coito interrotto, quella di un crescendo che non porta ad una direzione chiara e precisa. Manca il colpo finale, l'urlo, l'eiaculazione definitiva. La voce potrebbe essere d'aiuto a condurti meglio nella storia ("Nell'aldilà", l'unica cantata, è la più riuscita del lotto) o forse è solo questione di esperienza, raccontare per immagini non è mai facile. Sono una band coraggiosa, brava tecnicamente, hanno sicuramente un futuro interessante davanti a loro.

© 215 DUNA. 

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